BioMostre


Alfredo Di Bacco nato a Sulmona (AQ) nel 1947  vive a Popoli (PE).


http://www.flickr.com/photos/pictor47/




Mostre personali:

1973 Arte Proposte, Pescara ;
1974 Saletta Palizzi, Vasto (CH);
1976 Galleria Ponterosso, Pescara ;
1976 Gruppo Scipione, Macerata;
1978 Galleria Inquadrature, Firenze;
1983 Officina Culturale 77, l’Aquila ;
1983 Galleria d’Arte Moderna, Teramo ;
1997 Castello, l’Aquila ;
2007 Taverna Ducale, Popoli (PE);
2008 Centro Arte Moderna, Pisa ;
2010 Galleria Infantellina Contemporary, Berlino(Germania);
2010 Università di Lubiana, Lubiana (Slovenia);
2010 Galerija Laterna, Crnomelj (Slovenia);
2010 Galerie Im Zentrum, Stoccarda (Germania)
2011 Museo Civico Santoro Colella, Pratola Peligna (AQ)
2011 Mediamuseum,  Pescara

Mostre collettive:
Premio Mazzacurati- Teramo 1970, 1974;
Rassegna “G.B.Salvi” Sassoferrato (AN) 1976;
Premio Michetti- Francavilla al Mare (CH)1973, 1974,1975,1976,1977,1978,1982,1983;
Rassegna di pittura- Avezzano (AQ) 1977,1980;
Biennale d’Arte Mediterranea- Catanzaro 1983;
L'unicorno, Galleria Pio Monti- Roma 1984;
L'unicorno, Galleria Pio Monti- Macerata 1985;
Arte Fiera- Bologna 1985;
Arte Fiera- Bari 1985;
Chiesa S.Bartolomeo – Cerchio (AQ) 1987;
Chiesa S.Francesco- Popoli (PE) 1988, 1992;
Museo- Castelvecchio Subequo(AQ) 1989;
Trevi Flash Art Museum, Museo Civico-Trevi (Perugia) 1997;
Museo Castello- Nocciano (PE) 1998;
Ti riciclo in Arte, Chiesa Romanica San Francesco , Capranica (VT), 2008;
Arte Contemporanea città di Pistoia, Pistoia, 2008
SmArt Recycling, Candid Arts Galleries- Londra 2008;
Ti Riciclo in Arte, Museo Archeologico- Valmontone (Roma) 2009;
Bideceinge, Palazzo Valentini/ ISA , Roma 2009;
Living in a still life - Fonderia delle Arti – Roma, 2009;
Arteitaliana a Fukuoka, Toyota Bldg- Fukuoka (Giappone) 2009;
Trentapertrenta= Novecento, Fonderia delle Arti- Roma 2009;
Sante madri &rivoluzionarie, Ex Oratorio San Giovanni- Pistoia 2009;
Sacralità dell'acqua, sacralità di vita. Museo Archeologico La Civitella- Chieti 2009;
Galleria Poliedro, Trieste 2009:
Passaggio in Cina. Peace International Exhibition Center, Hangzhou, (Cina)2009;
Della Stessa Sostanza degli Ultimi, Scuderie Palazzo Ruspoli-Roma 2009;
Passaggi Olimpici,Sette Location-Torino 2009;
Spirito Olimpico Italiano, Casa Italia Coni - Vancouver (Canada)2010.;
Sotto il cielo di Berlino -  Galleria  Infantellina – Berlino (Germania), 2010;
Trentapertrenta= Novecento , Università di Ljubljana – Lubiana, 2010;
Diptychon, Galleria Infantellina, Berlino (Germania),2010;
Grand Tour, Castello di Grobnik , Čavle (Croazia) , 2010:
Dal figurativo moderno all'astrazione , Galleria TIR Mostovna, Nova Gorica (Slovenia),2010
Talian Modern Art 2010, Galerie Im Zentrum,Stoccarda (Germania) 2010
Il filo d'acqua, Fonderia delle Arti, Roma, 2010
Sentimental..Eros 4, Galleria Salotto dell'Arte, Torino 2010
Novecento Opere da Mostrarti, Galleria Mostrarti, Roma, 2010
Proposte contemporanee per collezionisti in erba,
Palazzo Gottifredo, Museo Civico di Alatri (FR), 2010
Rassegna d’Arte Contemporanea di Monreale.
Civica Galleria d'Arte G. Sciortino, Monreale (PA), 2010
XXXVIII Premio Sulmona, Polo Museale Civico-Diocesano , 2011
Premio Scamozzi-Splendore e Decadenza, Palazzo Monte di Pietà, Vicenza, 2011

Si sono interessati alla sua pittura numerosi critici d'arte , ricordiamo:
--- Pietro Amato,Cecilia Trombadori, Tommaso Paloscia, Marcello Venturoli, Franco Solmi, Mariano Apa, Augusta Monferini, Lorenzo Mango, Luciano Marziano, Toni Bonavita, Elio Mercuri, Giuseppe Rosato, Gianmario Sgattoni, Farinacci, Giachini, Gilberto Cerioni, Umberto Russo, Aleardo Rubini, Antonio Gasbarrini, Elio Rucci, Vittorio Valeriani, Rino Cardone, Rino Panza, Maria Cristina Ricciardi, Franco Simongini, Gianni Gaspari, Roberto Franco, Francesco Giulio Farachi, Adelinda Allegretti, Alessio Brugnoli, Alberto Melarangelo, Luciano Caramel, Chiara Strozzieri, Leo Strozzieri.

---------------------- Stralci di critica


...Nelle opere d Alfredo Di Bacco, poi, avvertiamo il necessario tentativo di riportare la realtà al suo stato naturale, cioè di astrarla da ogni ingerenza del sistema, e mostrare brani di essa recuperati dalla discontinuità e quindi liberi e socialmente affrancati da progetto totale.
Gilberto Cerioni
Dal catalogo Rassegna “G.B.Salvi” Sassoferrato(AN) 1976


….E che dire del giovane Alfredo Di Bacco, il quale qui stavolta lascia indietro le compitazioni vetrine del colore alla maniera di altri figuratori (alla Mulas, alla Titonel) per lanciarsi in una policromia di notazioni grafiche molto aperta? Non c'è paragone fra le cose che ha esposto qui e quelle che stanno in questo Agosto al Michetti: qui la sua grafica diradante è un fatto nuovo; porta avanti su una via di rarefazioni il discorso dei disegni di Falconi. Ottimo quello rosa inaridito delle “ragazze”, una esistenza molto immaginata, una realtà già simbolo; e questa è la strada che può meglio percorrere nei prossimi mesi.
Marcello Venturoli
….Una sorta di naivetèe segnano i quotidiani avvenimenti di Alfredo Di Bacco.
Luciano Marziano
 Dal catalogo Premio Avezzano (AQ) 1977


Nella galleria “Inquadrature” di Marcello Innocenti una mostra di quadri dell'artista abruzzese Alfredo Di Bacco.
...Di Bacco riscatta le sue evitabili lacune con una capacità disegnativa che potremmo dire lodevole se non avesse a render conto di talune ingenuità di linguaggio forzate appunto dalla resa tecnica del mezzo. Questo vuol dire che esistono, nella personale di oggi, anche pregevoli impennate nelle quali l'uso della grafite non soltanto si leva spavaldo come elemento portante della composizione, ma si trascina con sé qualche ottimo tentativo cromatico che dà tono al linguaggio espressivo e ne indica le possibilità di sviluppo.
Si tratta di una pittura realistica, lontana dai vari ”iper” ancora di moda, capace di assumere nella descrizione anche dettagliata un atteggiamento critico rispetto ai fenomeni che intende riproporre.
Tommaso Paloscia  - Da La Nazione Giovedì 26 gennaio 1978 Mostre d'arte – Alfredo Di Bacco

...Anche Di Bacco, “à la manière de”, cita di pari passo una tela classica di Sebastiano Ricci, per ritrovarvi una sua microstoria. Rivisitata magari con allegorie mitologizzanti, dove autoritratti di satiri sfacciati piombano di sorpresa tra dee e amorini; o ancora sbeffeggiata con il busto serafico di un Brezniev cinto con una corona di alloro.
Il tutto, ed è questa la maggiore novità, ambientato quasi sempre all'aperto anziché in interni, tra le quinte di un paesaggio reale, abruzzese, dipinto con una gamma cromatica dalla caratura seicentesca. Pastorali ed Arcadie sono nel contempo ridicolizzate dall'emergenza di Veneri impudiche o di putti impertinenti( Autocitandosi od effigiando moglie, figli ed altri amici) che con impietosa parodia mimano eventi storicamente irriproducibili: gle sguardi sono impregnati di malizia e di peccato della carne ha riempito ogni poro di quei nudi statuari, dall'improponibile idealizzazione. Si può inoltre osservare una crescente padronanza nell'amalgamare ed assemblare in una stessa scena (predomina sempre in Di Bacco il gusto per una certa teatralità) diversi scorci di un paesaggio vero sì, ma ritagliati dall'atmosfera epocale in cui erano immersi.
In sintesi si tratta di appunti di viaggio d'una scorribanda estetica in cui tentazioni revivalistiche, suggestioni neoromantiche, mode del momento sono tenute alle debite distanze: le contaminazioni di qualche accento di un Piruca o di Bartolini sono state presto depurate da un'autonomia personale”luce del tempo”, che ha saputo via via prendere coscienza di una patina originale: Nelle ultime tre o quatro tele infatti lo scenario naturale è stato un po' “potato”, liberato da presenze di “ruine” risultate a volte troppo ingombranti.
La validità di queste microstorie demitizzate è stata pertanto recuperata più che dall'irriverente citazione di reperti iconografici, dall'aulicità di enigmatici silenzi metafisici aleggianti tra alberi piegati dallo scorrere di un leggero ed impalpabile vento d'un tempo colto nella sua integrità poetica.
Antonio Gasbarrini
Dal catalogo della mostra personale Officina Culturale77. L'Aquila 1983




...E infatti devo aggiungere che questi avvii, fra disegno e colore, tra imbastitura di scena e croccanza di gamme, si fisionomizzano intanto ideologicamente nella bellissima tematica della storia di Pasifae, riproposta dal pittore abruzzese molto al di fuori degli schemi sono giunti fino a noi dal clima parnassiano.
La storia di Pasifae è la storia, incredibile, di una emancipazione femminile intesa da un uomo del nostro secolo che vuole restituire la parità dei diritti anche nel sesso alla donna, dopo le sofferte conquiste femministe. Ma mentre non tocca, nelle immagini della nuda carponi vicino al toro, niente che sia oggetto della men che minima critica nei confronti della donna, l'immagine di Di Bacco illustra quasi una sorta di arresa permissione al darsi, al fruirsi della donna fuori e al di sopra delle ragioni muliebri e riproduttive. Ciascun disegno in bianco e nero (o appena scaldato da una cromia di appoggio) di nudo femminile in cammino nel mito di Pasifae mi sembra, tra le opere più vitali degli anni di pittura che viaggiano, dopo l'inviolato teorema della avanguardia storica, verso il clima della pittura “colta”, di cui in questo momento si sta occupando, con tanta freschezza di entusiasmi e competenza di frequentazioni, Italo Mussa.
Il motivo di Pasifae è dunque una parabola e favola che tocca aspetti sessuo psicologico emancipatori di attualità, per la discrepanza, come dicevo, fra il mito greco e l'anelito alla libertà sessuale della donna oggi nel mondo. Per quanto riguarda Di Bacco è il punto di trapasso fra il suo dipingere per parabole real surreali nel quadro dei valori sociali e familiari della sua storia umana a quello della pittura che io ho chiamato “museicista” (in occasione della mostra del gruppo illustrato da Maurizio Calvesi, alla galleria romana di Plinio De Martiis nel 1980) e che può essere altrimenti chiamata, citazionista, colta, che si affianca, per una diversa rincorsa presa (non più dalla eredità della avanguardia storica, ma dal museo, e del museo, non più quello dell'Ottocento) a quella dei Piruca, dei Mariani. Ma è chiaro che questo approdo del pittore abruzzese non è la somma di tutte le altre sue vitali istanze di lavoro, ma una necessaria premessa “colta”, quanto a domandare ancora a se stesso cosa può insegnarli il museo, non già come” stile”, ma come contenuto (onirico, del sub conscio) per esprimere se stesso oggi.
E, veramente, il fruitore di questa interessante mostra personale, non certo di ordinaria amministrazione, si potrà domandare quanto sia rimasto di genuino e di riconoscibile in scene di così pura grazia arcaica, in paesaggi così fieramente depennati dalla presenza umana.
Ma devo subito aggiungere che quando vidi tre di questi quadri, per altro non fra i migliori fra quelli che ora posso scegliere, mandati dall'artista al “Michetti” di quest'anno, ne rimasi colpito, perchè, sapendo dei precedenti di Di Bacco, vedevo in questo suo svolgimento lo specchio di una consapevolezza: il Museo era lui un modo di attingimento al profondo della sua storia umana, della storia di tutti, che, dopo decenni di modernità spinta ritrovano una misura più umana ed interiore, non nella negazione pura e semplice del linguaggio pittorico d'oggi, ma nella rimeditazione di quello di ieri e di ieri l'altro, fino all'epoca d'oro del Museo, per l'acquisizione dal profondo, attraverso l'immagine aulica, di più edificanti, persuasivi, veritieri miti della nostra realtà.
Marcello Venturoli
Dal catalogo della mostra personale Galleria D'Arte Moderna, Teramo 1983





--- Alfredo Di Bacco immette in un paesaggio neometafisico, pieno di silenzio, la visione dorata di un Unicorno equivalente del Cristo/Castità. Portato in aerata processione da amorini immersi nella luce della visione. La pittura si fa riposo, deposito di pennellate come tenerezze, come purezza, come castità: come equivalenza dell'unicorno simbolo. -
Mariano Apa---Dal catalogo della mostra Unicorno, Gall. Monti, Roma, 1984

--- L'Unicorno da Pio Monti, dal 15 maggio alla fine di giugno. Intorno a questo favoloso soggetto gareggiano giovani esordienti e giovani maestri: Abate, Di Bacco, Fallini, Frongia , Galliani, Giorgetti-Toraldo, Lisanti, Renda e Tanganelli.---
Augusta Monferini--Dalla rubrica Mostre, L'Espresso, Roma 20 maggio 1984

--- L'avventura pittorica di Alfredo Di Bacco, principia negli anni Settanta, avvicinandosi ad una pittura di tipo neo-realista, ispirandosi ai motivi di Rauschenberg e Rotella, nella sua critica alla società, una polemica aspra che arriva sino alla rottura. E infatti, è proprio di rottura che si parla, analizzando l'opera di Alfredo Di Bacco: rottura con il mondo esterno, rottura con la vita, con l'essere sociale. La contestazione, l'inutile ma quotidiano battersi per una causa persa, non lo interessano più: stanco ed esasperato smette di guardare il mondo ed incomincia ad immaginarlo, assumendo una posizione di distacco, che lo porta a filtrare il reale attraverso il sentire. Abbandona così gli acrilici, i colori forti, ed i contrasti, per la pittura a olio, con la quale, per la sua pastosità, può ammantare le immagini di quel silenzio ovattato e di quelle sfumature che caratterizzano la sua opera più recente, creando un'atmosfera fra il mistico e l'onirico. ---
Cecilia Trombadori---Da Quadri&Sculture, Rivista d'Arte, Febbraio-Marzo 1996

--- ... I lavori di Di Bacco appartengono a genesi fantastiche, ricordi di Arcadia fra paesaggi rinascimentali o primo secenteschi, anzitempo la animosa rivolta del Magnasco. Spira in essi un che di statuario, singolarmente ritratto in vesti di sogno, sicchè non sapresti dire se le sue muse, i molti amori, le possenti allegorie, siano d'aria o di marmo.....Giunge al teatro, perennemente in prima ribalta, della psiche. Vorrebbe ricostruire paesaggi dell'anima. E qui si insinua - non è tratto di minor fascino- quel tempo che Esiodo pose a fondazione di ogni altro: i semi del caos, le forme mute, in fieri infinito. E in pittura esse divengono domanda senza risposta. Come pure, sollecitano per forti scotimenti ammutolisci innanzi ai cantori dell'Odeon che hai ora di fronte, recuperando fra immagini di sogno e memorie classiche il fascino ininterrotto di tutte le questioni sospese, a un ciglio dal baratro o appena sulla soglia, già destinate eppure immutabili. Di Bacco resuscita il sogno di una classicità proibita, ricerca il Senso e recupera l'Enigma della poesia. ---
Francesco Revel---Dalla presentazione della mostra personale, Il Miracolo della Poesia, Forte Spagnolo, L'Aquila, 1997

--- Notturno, di Alfredo Di Bacco, è un opera di forte valenza concettuale all'interno di un processo pittorico fondato sul dialogo con i repertori iconografici del passato. Suggestioni paesaggistiche rinascimentali, fascinazioni novecentiste o insinuazioni contemporanee, come si coglie nel monumentalismo della figura in primo piano e nell'informale abbigliamento di questa, si mescolano ad allegorie esoteriche, a temi simbolici, a ricordi personali che riemergono come fantasmi del passato. Se ne trae un senso di verità soprannaturale, ieratica e perenne. La memoria, capace di invertire la rotta della storia, diviene elemento scatenante di un fare artistico che riaccredita nella pratica pittorica il pieno valore dell'opera, avvicinando l'autore alla poetica “anacronista” del tempo ”palombaro”, sostenuta alla fine degli anni settanta dal critico Maurizio Calvesi. ---
Maria Cristina Ricciardi---Dal Catalogo dei Pittori Peligni, Castelvecchio Subequo (AQ), 2002

Il simbolismo di Alfredo Di Bacco crea un flusso pittorico e narrativo, un corso entro cui si fondono da una parte la tenuta della composizione, la forza soffusa del colore, l'attenuato contrasto di luce ed ombra; e dall'altra lo slancio fabulistico e la visione allegorica, la narrazione ed il suo significato, l'ordine del mondo con il farsi dei momenti e dei concetti. Il mondo è un affare complicato, come un oggetto da maneggiare con cura, da comprenderne i pericoli.
Francesco Giulio Farachi -Dal catalogo Ti Riciclo in Arte, Capranica (VT) 2008

Alfredo Di Bacco è un eccellente rappresentante di quel genere pittorico chiamato Pittura Colta, teorizzato all'inizio degli anni Ottanta da Itali Mussa, che guarda alla Storia della pittura come una fonte inesauribile di suggestioni e di richiami, e che considera l'esperienza esecutiva come un valore non meno importante rispetto all'intenzionalità del pensiero. Nei suoi dipinti si realizza il sorprendente viaggio di una coscienza moderna che nel ricorso al mito, alla memoria, all'autoreferenza della pittura storica, soprattutto quella neoclassica e barocca, costruisce il vascello su cui traghettare la propria umanità , la propria sensibilità artistica ferita dalla forzatura di un sistema che spinge sempre più avanti, anche a costo di generare linguaggi artificiosi. Ecco allora il ruolo che la forma ed il colore tornano ad assumere, i significati che ad essi si accompagnano, i presupposti di certe atmosfere che solo la pittura sa rendere senza tempo, laddove si rispecchia l'immagine immobile di chi sa attendere e non confonde la modernità con l'azzeramento della prospettiva culturale.
Maria Cristina Ricciardi , Dal catalogo , Sacralità dell'acqua, sacralità di vita, Museo Archeologico Nazionale , La Civitella, Chieti, 2009

Equilibrio è anche il termine che meglio di ogni altro accompagna la pittura di Alfredo Di Bacco, raffinato artista che con solido rigore formale fissa sulla tela uno scorcio di campagna in cui non si ha traccia di architetture, ma le figure vivono immerse nella Natura. Da Estate (2006-7) promana un senso di attesa e di straniamento, laddove le figure non solo non comunicano tra loro, ma quasi sembrano ignorarsi. Non possiamo intuire il sesso del più giovane dei personaggi, ma se fosse una bambina potremmo leggere l’opera come una metafora delle tre età della donna, ed in questo caso le tre figure si ridurrebbero ad una sola, ritratta nei diversi momenti della sua esistenza. Abbiamo già parlato dell’acqua come evidente elemento di purificazione. Ma anche di fertilità, aggiungo. Quindi la giovane donna, l’unica in condizione fertile, siede sul letto di quello che sembra essere un fiume e, sguardo fisso davanti a sé, rimane immobile. Al di là di questa chiave di lettura più squisitamente iconologica, l’opera si riallaccia a tutta una serie di composizioni che, soprattutto nel Sette ed Ottocento, erano di gran moda tra i collezionisti di tutta Europa. Ed essere ritratti in un momento di riposo, come fece Johann Heinrich Wilhelm Tischbein nel celeberrimo Goethe nella campagna romana (1787), era una conditio sine qua non per l’aristocrazia europea, che non disdegnava neppure di posare in improbabili vesti di pastori e pastorelle.
Adelinda Allegretti, Dal catalogo Grand Tour , Castello di Grobnik ,Čavle  (HR) Croazia, 2010


I lavori di Alfredo Di Bacco colpiscono per il realismo della rappresentazione in un contesto di surrealtà.
Un corpo nudo di donna appare disteso in mezzo a una landa desolata, oppure un gruppo di operai lavora a un busto di pietra che emerge dal terreno come un reperto archeologico.
Queste sono le immagini misteriose e inquietanti presentate qui dall'artista, dove prevalgono i cromatismi ombrosi di un tramonto che, più che evocare la notte, sembra presagire una catastrofe cosmica.
Nel delineare la sua narrazione visiva, l'artista rivela una cultura compositiva tutt'altro che scontata, poiché quanto più l'immagine è di fatto leggibile, tanto più rimane inafferabile a una lettura ragionata, dove il non detto emerge con le fattezze di un incubo, come quelli che a volte pervadono la mente prima del risveglio, e che di giorno si rivelano come la proiezione inconscia di una pena segreta.
Paolo Levi, Dal libro catalogo "Monreale"  Una raccolta d'arte contemporanea italiana, C.D.A. Editore 2010, Palermo



Due mostre personali che saranno allestite al Palazzo Santoro Colella di Pratola Peligna (dal 10 al 19 aprile 2001) e al Mediamuseun di Pescara (dal 27 aprile all’11 maggio 2011), porteranno alla ribalta l’opera dell’artista abruzzese Alfredo Di Bacco uno dei più significativi pittori italiani facenti parte di quell’indirizzo denominato “Pittura colta” che negli anni ’80 fu teorizzata da Italo Mussa come fondamentale capitolo del postmodernismo nel campo delle arti visive in opposizione anche alla Transavanguardia di Bonito Oliva la cui caratteristica, a mio avviso, consisteva nell’apologia di un vanto: quello del non saper dipingere.
Al contrario Mussa, avvertendo da parte di alcuni artisti la nausea di tanti sterili sperimentalismi, si propose meritoriamente di sostenere una pattuglia ragguardevole di pittori dallo straordinario rigore formale e dotati di un’invidiabile tecnica esecutiva. Negli stessi anni altri illustri studiosi praticavano identici sentieri; ad esempio Maurizio Calvesi con l’Anacronismo, Italo Tomassoni con l’Ipermanierismo, per finire con l’indimenticato Giuseppe Gatt, scomparso lo scorso anno, mentore a partire dal 1985 della notissima Nuova Maniera Italiana.
Tornando ad Alfredo Di Bacco, c’è da osservare come ad una tecnica raffinata di esecuzione si unisca una cultura umanistico-rinascimentale davvero rara come si evince dall’analisi di alcuni fondamentali elementi strutturali delle sue opere, in primis il disegno, il colore e il tono, asservito quest’ultimo ad una calda atmosfera arcadica che lascia intuire la volontà romantica dell’autore di trasferire lo spettatore in un passato remoto felicissimo come poteva essere appunto quello praticato dai componenti della celebre Accademia, fondata, come noto, nel 1690 e ispirata alla mitica regione greca abitata da pastori.
Ma ecco una breve scheda su Di Bacco: nato a Sulmona nel 1947, consegue la maturità all’Istituto d’Arte della sua città. La sua pittura, sviluppatasi dapprima con la tecnica dell’acrilico e successivamente con quella ad olio, si può inserire entro il filone della Nuova Figurazione, sebbene la realtà sia avvolta da un senso di mistero vellutato, reso da un tonalismo magico. Consistente e qualificata la sua attività espositiva, che lo ha visto presente a diverse edizioni dei vari Premi Michetti, Avezzano, Sulmona, Salvi di Sassoferrato, Mazzacurati, Primavera di Foggia, Arte Fiera di Bologna, Expo Arte di Bari e così via. Illustri critici hanno scritto di lui: tra questi Marcello Venturoli, Cecilia Trombadori, Augusta Monferini, Luciano Marziano, Franco Simongini, Maria Cristina Ricciardi, Franco Solmi. Nel 1981 per iniziativa di Officina Culturale ’77 gli è stata allestita una mostra personale all’Aquila. Sue personali negli anni sono state tenute in diverse città italiane: Macerata, Pisa, Teramo, Firenze, Pescara, mentre nel 2010 con grande successo di pubblico e di critica ha esposto sempre con personali all’estero in quattro città, ovvero Berlino, Lubiana, Crnomelj (Slovenia), Stoccarda. Ha eseguito opere per chiese (S. Bartolomeo a Cerchio, S. Francesco a Popoli). Nel 1998 vince il concorso per l’opera pubblica IMPDAP di Roma. Sue opere sono in diversi spazi museali come il Museo Barbella di Chieti e il Castello di Nocciano.
Veniamo ora a parlare della mostra di Pratola Peligna che poi sarà reiterata al Mediamuseum del capoluogo adriatico. È curata da Chiara Strozzieri che nel suo testo critico per il catalogo evidenzia come dopo l’azzeramento linguistico della poetica informale Di Bacco, di concerto con i colleghi della pittura colta, abbia sentito la necessità di volgere lo sguardo ai grandi del passato, accettando contaminazioni surreali e metafisiche, per riportare l’arte a un certo rigore formale.
A questo proposito già negli anni settanta l’artista peligno in una serie di eleganti disegni a matita mostrava un’attitudine alla compiutezza formale e alla costruzione classica della postura delle figure. Successivamente con la pittura ad olio egli riuscirà a meglio definire il binomio forma-contenuto approfondendo ancor più il concetto di storia proprio della cultura citazionista. Essa è vista come accumulo, stratificazione nel tempo di visioni, culture, stili, ideologie intese come pensiero filosofico, il tutto in grado poi di recepire adattamenti consoni al proprio tempo.
Si vuol dire che sulle radici di una tradizione classica vengono innestate traiettorie della contemporaneità che sappiamo essere apologetica del soggettivismo. Nel contrasto onnipresente tra luce e ombra, che al dire di Chiara Strozzieri “offre richiami cinquecenteschi e induce al coraggioso accostamento con l’artista maledetto, il Caravaggio”, emerge un forte potenziale dell’individuo raffigurato, per lo più della donna, che sempre primeggia nelle sue preferenze. La luce, e per contrasto l‘ombra non solo è mirata ad esaltare la plasticità dei corpi, quanto piuttosto a separare l’individuo dalla stretta fisicità corporea.
Parlavo poc’anzi di richiamo all’esperienza di Arcadia, un’esperienza che seduce la fantasia dell’artista che induce lo spettatore alla contemplazione, la quale non può concretizzarsi se non in un clima di silenzio e di soffuso crepuscolarismo. Le sue tele sono favole mitiche ove i nudi personaggi soprattutto femminili risultano ebbri di luce soffusa ma ombrosa e totalmente morbida, come si conviene a chi abbia a cuore di esternare la nostalgia per un mondo arcadico appunto.
Tocchiamo qui il tema del postmodernismo a cui si faceva cenno all’inizio e non è eretico credere che certe tessere iconografiche storiche sono per Di Bacco strumentali, nell’andirivieni tra passato da riesumare e futuro da proporre, a quello che chiamerei “figurativismo astratto”. Coesistono infatti nelle sue immagini sempre coloristicamente controllate e compattamente idealizzate, l’opulenza delle nudità pudiche e l’ideale rarefazione della carne.
È la magia di un’atmosfera “altra”, metafisica o surreale che dir si voglia, che solo gli artisti di talento riescono a porre in essere: trattasi di una magica sospensione della fisicità, sicché il reale non è più realistico e lo stesso spegnimento della timbricità dei colori è funzionale all’armonia dell’anima che è la verità somma a cui il maestro sulmontino ha sempre mirato.
Leo Strozzieri, da  Cultura inAbruzzo "Alfredo Di Bacco, la pittura si riconcilia con l'estetica",
WN Edizioni Online